Diane de Versailles |
Nella mitologia greca Artemide era la divinità della caccia (signora della natura selvaggia) e la protettrice dei giovani e delle donne. In particolare contrasto con la voluttuosa Afrodite, era associata con l'amore casto; descritta come sottile e atletica, spesso è in compagnia di un cervo. Era sorella gemella di Apollo e figlia di Zeus e di Latona. Artemide venne anche associata con la luna, e perciò successivamente con Selene, dea-luna. Un altro dei suoi nomi fu Cinzia, dal monte Cinto, nell'isola di Delo, su cui sarebbe nata. Per i romani era Diana.
Nel suo ruola di protettrice delle donne, Artemide fu spesso chiamata a dare una morte dolce e priva di sofferenza, e si diceva che le donne che morivano così erano state uccise da una sua freccia. Tra i suoi più ardenti ammiratori fu Ippolito, figlio dell'eroe ateniese Teseo.
INNO AD ARTEMIDE
Fonte: www.ilcerchiodellaluna.it
Dea selvaggia
Signora degli animali
Dei boschi inesplorati
E delle paludi
Delle terre di nessuno
Ai confini
Del mondo abitato
Dove Natura
Regna sovrana
Con la sua legge
Spietata E feconda
Tu che vergine sei
E per sempre
Dei parti Assisti
L’esito felice
Perché innumeri
Siano abitate
Da umani e da fiere
Le pendici del monti
E le vaste pianure
Tu che ai confini
Dei territori segnati
Stabilisci
La tua incerta dimora
Accogli Chi ai margini vive
Per qualunque motivo
E consenti un incontro
Tra lontani
Impossibile
Al di fuori di te
Agli scambi
Concedi i tuoi auspici
Di cose e di devoti pensieri
E sul gioco perenne
Di preda e predatore
Veglia per sempre
Tu Che della caccia
Che ha sapore
Di morte e di vita
Sei la sovrana
Il tuo arco dorato
E le implacabili frecce
Accosti A quello del divino Fratello
Che riluce della luce del sole
Tu che le notti
E il chiarore di luna
Abiti, nascosta
E incontrastata
La Moira spietata
Ed un Padre invincibile
Ed un Fratello splendente
Ti condannarono, forse,
al sacrificio
delle unioni d’amore
delle nozze
e della gioia del parto
Ma ti inebri del grido
Della preda ferita
E dei canti di fanciulle
Innumerevoli
Che al tuo volto
Sacrificano
Il vergine fiore
Di te
Non dimentichiamo
Il nome che soccorre
Quando sperduti
Ci trovassimo
In terre senza nome
E la tua freccia
Sicura
Trafigga il nostro cuore
Quando l’ora sia giunta
E non abbandonarci
Alle angosce
Di una lunga agonia*
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* - Inno di "Omericchio" Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it il 13 dicembre 2006